Sanzioni a Putin L’Obama che abbiamo visto ammirare “la ronda di notte” all’Aja, è lo stesso che ad inizio mandato si era recato al Cairo. Il nuovo presidente americano voleva tendere la mano a chiunque avesse voluta stringerla. I fratelli mussulmani, una volta deposto il vecchio amico dell’America Mubarak, sembravano volerlo fare. Poche ore prima che Obama si fermasse davanti alle tele di Rembrandt, i militari egiziani li hanno condannati a morte. Saranno i generali del Cairo a stringere la mano di Obama? Loro, volentierissimo è lui che è parso un po’ riluttante. Di tutte le ronde notturne compiute da Obama in medio oriente, quella egiziana tutto sommato non è nemmeno la più infelice. A Tripoli Obama ha perso uno dei suoi collaboratori più preziosi e a tre anni dalla morte di Gheddafi la regione resta sull’orlo della guerra civile e del caos. A dispetto della mano tesa offerta, Obama si era convinto che bisognasse comunque colpire Assad a Damasco, per poi scoprire che il presunto nuovo Hitler in realtà era a capo di un governo “responsabile” che si disfaceva volentieri del suo arsenale chimico. In Iraq, Obama come promesso, aveva ritirato le truppe. Le conseguenze sono che se quel paese vuole sconfiggere il terrorismo qadista dovrà consegnarsi interamente all’Iran e l’Iran non ci ha mai pensato un momento a stringere la mano di Obama, semmai vorrà tagliargliela. La dèbacle della ronda mediorientale è stata tale, considerati i problemi con Israele, la crisi in Yemen, da consigliare Obama di tornare in Europa, dove la mano del presidente americano dal 1945 la si è sempre tenuta stretta. Obama, infatti prima di recarsi al Cairo aveva parlato a Berlino con la particolarità che il muro costruito al tempo di Kennedy era stato abbattuto da più di 15 anni. Epopea in cui l’Europa si è avvantaggiata dalla fine della guerra fredda, aumentando il volume delle sue relazioni commerciali. Vedere la Russia come un partner, invece che per un nemico, oltre ad avere effetti benefici sulla sicurezza né ha avuti anche sotto il profilo economico perché l’Europa non dispone di ingenti risorse prime. Il 30 per cento del suo approvvigionamento energetico, le viene dalla Russia. E Obama cosa ha fatto? E’ entrato in crisi con la Russia. Ci sono state negli ultimi anni delle ragioni molto serie di scontro con il nuovo regime russo, a cominciare dalla guerra di devastazione condotta da Putin in Cecenia. Se mai si chiedesse ai ceceni un referendum per aderire alla Russia, nemmeno con i carri armati puntati. avrebbe un esito positivo per Mosca. Ma Obama può star tranquillo che non c’era bisogno di inviare i soldati perché Putin si annettesse la Crimea. La Crimea è sempre stata Russia, solo un dittatore ucraino poteva regalarla all’Ucraina per riparare ai torti compiuti da un georgiano! L’America dovrebbe essere stata la prima felice a vedere un popolo ostracizzato e tenuto in ostaggio per decenni, ricongiungersi con la sua madre patria. E’ chiaro che se domani tutte le enclave russe sparse per l’Europa orientale decidessero di ricongiungersi a Mosca, l’intero sistema della Nato potrebbe uscirne stravolto, ed è chiaro che dopo il referendum in Crimea occorre tutelare la riconquistata indipendenza di Kiev. Ma per tutto questo vi sarebbe ragione di una strategia diplomatica più fitta non della minaccia di uno scontro, non voler imporre delle sanzioni. La ronda in medio oriente di Obama è stata una ronda di notte, in regioni dove mai i presidenti statunitensi hanno ottenuto grandi successi, anzi. Ma se si persiste nel voler ricreare una divisione fra l’occidente e la Russia, Obama rischia uno scollamento fra le due sponde dell’Atlantico tanto incredibile ed imprevedibile che persino il disastro compiuto in medio oriente sembrerebbe più appetibile. Roma, 25 marzo 2014 |